Prosa
IL SINDACO DEL RIONE SANITà

Gomorra ante litteram

Gomorra ante litteram

Era talmente avanti Eduardo De Filippo che già sessant’anni fa scrisse quello che oggi potrebbe tranquillamente essere un episodio clou di Gomorra, la serie televisiva di Sky diventata un fenomeno di costume italiano esportato in tutto il mondo con milioni di appassionati al seguito. “Il Sindaco del Rione Sanità”, nella versione diretta da Mario Martone, risulta così essere un capolavoro contemporaneo, una proposta teatrale perfettamente in linea con ciò che il pubblico in questo momento sta cercando.

Oggi come ieri

De Filippo racconta che il personaggio centrale del dramma, Don Antonio Barracano, è stato ripreso dalla vita reale. “Si chiamava Campoluongo. Era un pezzo d'uomo bruno. Teneva il quartiere in ordine. Venivano da lui a chiedere pareri su come si dovevano comporre vertenze nel rione Sanità. E lui andava. Una volta ebbe una lite con Martino 'u Camparo, e questo gli mangiò il naso”. La principale differenza tra la rappresentazione originale e la versione 2018 è proprio la trasformazione del Sindaco da un personaggio crepuscolare a un uomo giovane e deciso. Un modo, spiega Martone, per evitare il confronto con il Maestro, che diventa però l’aspetto più contemporaneo della nuova proposta teatrale.

A differenza degli Anni Sessanta, infatti, oggi i boss sono giovanissimi, ma non cambiano le regole non scritte attraverso cui instaurano il loro regime di predominio. “Il sindaco del Rione Sanità” dipinge dunque uno spaccato fedele di quegli angoli di Paese dove la legalità si è arresa, abdicando in favore dell’“uomo d’onore” che amministra le vicende del suo territorio. Oggi come ieri.

Un cast reale

La musica hip hop in sottofondo e lo sdoganamento senza remore del napoletano stretto (una scelta vincente, anche se di non facilissima comprensione per chi non vive sotto al Vesuvio) rendono il Sindaco di Martone non soltanto estramente attuale, ma anche reale. Una sensazione amplificata da un cast ampiamente all’altezza, a partire dal protagonista Francesco Di Leva e da tutti i suoi ragazzi portati sul palco dopo essere stati cresciuti alla palestra del Nest, la scuola di teatro realizzata a San Giovanni a Teduccio, uno dei quartieri più popolari e difficili di Napoli, dove negli anni Ottanta c'era un morto di camorra al giorno e dove la criminalità organizzata ha visto alternarsi al comando negli ultimi anni diversi boss tra i venti e i trent'anni.

Sono ragazzi veri, e portano la verità sul palco. Il fiore all’occhiello è la presenza di Massimiliano Gallo, fin sprecato nel ruolo di Arturo Santaniello. Se soltanto stupisse la scenografia, sarebbe uno spettacolo da cinque stelle. E invece è un ambiente standard quello attorno a cui si muovono gli attori in scena.

Visto il 19-01-2018